Servizio di Psicologia dell’età evolutiva

Quando si parla di Età Evolutiva si fa riferimento al periodo di vita che va dalla nascita fino all’ adolescenza (12 anni). Questi, sono anni in cui si presentano numerosi cambiamenti sul piano: fisico, cognitivo, affettivo e comportamentale, nel corso dei quali, il bambino potrebbe vivere delle difficoltà che, se inespresse o non capite, potrebbero determinare disturbi emotivi e comportamentali. E’ dunque fondamentale, in primis per i genitori, prestare attenzione a tutti i campanelli d’allarme, al fine di prevenire la strutturazione di un disturbo o di una patologia.

I disturbi dell’età evolutiva

I disturbi dell’età evolutiva vengono suddivisi solitamente in due categorie quali:
1) disturbi internalizzati (emotivi);
2) esternalizzati (comportamentali).

Come psicologo, mi occupo anche di tutte quelle difficoltà che, patologiche non sono, ma che mettono a dura prova il clima familiare e le modalità con cui affrontare tutte quelle “piccole” situazioni, come:
– capricci eccessivi,
– problemi a tavola o nell’ addormentarsi,
– difficoltà a scuola,
– ansia nel separarsi dai genitori,
– paure eccessive (fobie),
– comportamento oppositivo e provocatorio,
– episodi di enuresi,
– difficoltà nelle relazioni sociali (isolamento),
– eccessiva timidezza,
– mutismo selettivo,
ecc…

Tutti questi comportamenti non sono altro che modalità diverse con cui un bambino comunica alla famiglia che qualcosa non sta funzionando in modo ottimale per accompagnare la sua crescita in modo sereno.

L’intervento psicologico in età evolutiva

L’intervento psicologico in età evolutiva diventa utile sia a scopo di prevenzione e sostegno, sia in caso di disturbo conclamato, sotto forma di trattamento psicologico/psicoterapeutico: per capire i bisogni del bambino e i suoi modi per comunicarli, che non sempre sono così chiari e diretti, e che spesso mettono in difficoltà un genitore. Ma come psicologo, non lavoro solo con il bambino ma anche con i genitori, aiutandoli a capire se ci siano effettivamente delle situazioni di disagio nel bambino e come sia possibile intervenire, oltre a dare loro vere e proprie “istruzioni” da tenere in casa, in relazione con il proprio figlio.

Quando diventa importante chiedere una consulenza?

Quando, nonostante i tuoi sforzi come genitore, i comportamenti problematici del bambino persistono e non riesci a trovare, da solo, una soluzione.
Spesso si hanno delle riserve a “chiedere aiuto”, soprattutto quando è implicata la salute del proprio figlio, in quanto si vuol evitare il giudizio altrui sulle proprie capacità genitoriali. Ma chiedere una consulenza non deve essere vissuto come un segno di debolezza o come un fallimento, quanto piuttosto come “la” possibilità di capire, insieme ad uno sguardo professionale, cosa si cela sotto i problemi manifesti del proprio figlio. Per poi guidare i genitori, inoltre, ad usare le modalità più efficaci per un’educazione che miri a uno sviluppo sano ed equilibrato.


In cosa consiste il percorso di consulenza?

Gli incontri sono da intendersi in modalità individuale con il bambino. Essi rappresentano un importante spazio di incontro in cui sperimentare e costruire le proprie abilità insieme a un adulto competente. Come?
Attraverso tecniche psicocorporee di gioco, il bambino potrà “imparare – facendo e sentendo” quelle capacità che gli permetteranno di affrontare al meglio le situazioni che incontra a casa, a
scuola, e in tutti gli ambiti di vita, in cui si manifesta il disagio. Potrà:
– sperimentare la calma e benessere,
– usare la forza anche senza l’aggressività,
– dare un nome alle proprie emozioni, perchè riesce a sentirle e riconoscerle,
– riuscire a stare in un gioco senza frenesia e iperattività,
– gestire la rabbia in modo costruttivo (senza capricci),
– ecc…